Terzo appuntamento dedicato a Björk: oggi parliamo di "Homogenic".
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Pubblicato nel 1997, "Homogenic" è il terzo album in studio di Björk. Pensato come un tributo alla sua terra natale, è un incontro tra beat elettronici e raffinati arrangiamenti orchestrali, e segna un ulteriore cambio di rotta nell'evoluzione stilistica dell'artista. Björk inizia a lavorare al progetto nella sua casa in Inghilterra, ma dopo essere sopravvissuta al tentato omicidio da parte di uno stalker decide di trasferirsi in Spagna per continuare nello studio del suo batterista, lontano dall'attenzione mediatica. Ad affiancarla nella produzione questa volta ci sono Guy Sigsworth, Howie B e Mark Bell, quest'ultimo co-produttore nella maggior parte dei brani dell'album. Sebbene sia proprio Björk a comporre su una tastiera Casio la quasi totalità degli arrangiamenti per archi, parte del merito va anche riconosciuta a Emuri Deodato, con cui l'artista aveva già collaborato nel precedente album. Registrato tra Spagna e Islanda, "Homogenic" rappresenta il ritorno di Björk alla sue origini, alla natura incontrollata delle sue terre e alla forza dirompente dei loro vulcani, dei quali l'artista cerca in tutti i modi di replicarne musicalmente il suono. I testi, che si sviluppano principalmente intorno al tema dell'amore sono opera di Björk, talvolta con l'incursione del poeta islandese Sjón, che firma due dei brani più intensi dell'album: "Jóga" e "Bachelorette". Il primo, scelto come singolo di lancio, è una romantica dichiarazione di affetto che Björk rivolge a all'amica Johanna. Nel secondo, invece, la voce dell'artista emerge in tutta la sua drammaticità , mentre si paragona prima a una fontana di sangue e poi al ramo di un albero spezzato dalla persona che dovrebbe amarla. In "Homogenic" trova spazio anche una Björk più consapevole e matura, che ammette i suoi errori nella sfuggente "Immature", ma anche ironica, come nella oscura e militaresca "Hunter", in cui canta "I thought I could organize freedom / How Scandinavian of me!" ("pensavo di poter organizzare la libertà , così scandinavo da parte mia!). A chiudere l'album sono due canzoni in forte contrapposizione: "Pluto", traccia industrial-techno su cui la cantante sfoga grida primitive e liriche distruttive, e "All Is Full of Love", che nel suo ambient minimalista si pone come un nuovo inizio. Per quest'ultima viene inoltre realizzato un video che è oggi considerato una pietra miliare dell'animazione digitale. In esso vediamo Björk, nei panni di un robot, scambiare un bacio passionale con un altro androide.  Anche in questo caso, l'album viene acclamato dalla critica e raggiunge la quarta posizione nel Regno Unito e la ventottesima nella Billboard 200, arrivando oggi a essere considerato uno dei migliori album di tutti i tempi.
Vi lasciamo quindi all'ascolto di quella che Björk stessa ha definito "la canzone d'amore più feroce che abbia scritto": "Jóga".