Terzo appuntamento dedicato ai Blondie: oggi parliamo di "Eat to the Beat".
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Pubblicato nel 1979, "Eat to the Beat" è il quarto album in studio della band. Dopo il successo planetario di "Parallel Lines", i Blondie cercano di resistere alle pressioni dei discografici che vorrebbero un album più commerciale e proseguono nella loro sperimentazione di stili e generi musicali. Alla guida della produzione c'è Mike Chapman, di nuovo alle prese con la scarsa disciplina dei componenti della band, sempre più coinvolti in eventi mondani e nell'uso di droghe. Nonostante le difficoltà in fase di registrazione, il successo di "Eat to the Beat" è immediato: raggiunge la prima posizione nel Regno Unito e diventa uno dei dischi più venduti del 1980. "Dreaming", primo singolo tratto dall'album, è considerato dalla critica uno dei migliori brani della band tanto per le performance di Burke alla batteria e di Stein alla chitarra quanto per il commovente testo scritto da Debbie Harry, che riflette sul potere dei sogni come mezzo per evadere la realtà . A "Dreaming" fanno seguito come singoli "Union City Blue" e "The Hardest Part", che non raggiungono però il successo di "Atomic". In un connubio improbabile ma efficace (la canzone raggiunge la vetta della classifica nel Regno Unito), il brano unisce lo stile disco di "Heart of Glass" a un arrangiamento epico da spaghetti western. L'album riceve il plauso di una parte della critica, ma molti esprimono le loro perplessità rispetto alla sua riuscita e all'esplorazione stilistica dei Blondie, certamente meno incisiva rispetto a "Parallel Lines". Un discorso a parte meriterebbe però "Call Me", scritta da Debbie Harry per la colonna sonora del film "American Gigolo", che con il suo iconico riff di chitarra conquisterà le classifiche inglesi e americane nel 1980, diventando uno dei singoli più venduti degli anni '80.Â
Oggi vi invitiamo quindi all'ascolto e alla visione di Atomic, il cui filmato è ambientato in un nightclub post-apocalittico.