Bentornati con il secondo appuntamento della nostra settimana dedicata ai Rush.
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Nel periodo post "2112", i Rush proseguono in quel viaggio musicale che li porta a esplorare nuovi orizzonti sonori, trasformando nel tempo la loro identità pur rimanendo ben presente l'essenza progressiva. "A Farewell to Kings" (1977) combina l'approccio epico di "2112" con elementi di sintesi elettronica, aprendo la strada a nuovi orizzonti musicali (ne è un'ottima testimonianza la splendida "Xanadu"). Il successivo "Hemispheres" (1978) approfondisce ulteriormente le tematiche filosofiche che accompagnano sempre le liriche di Peart e la musica dei Rush (si veda la suite "Cygnus X-1 Book II: Hemispheres"), mentre il brano strumentale "La Villa Strangiato" ribadisce la versatilità e la padronanza tecnica assoluta della band.
Gli anni '80 portano una metamorfosi sonora con album come "Permanent Waves" (1980) e, soprattutto, "Moving Pictures" (1981), del quale vi consigliamo, se non l'avete ancora fatto, un ascolto integrale. Nel 1982, "Signals" sancisce un'ulteriore transizione verso suoni sintetici e atmosfere più eteree, portando i Rush in un universo sonoro difficilmente paragonabile a quello degli inizi. La fine degli anni '80 vede l'uscita di album come "Hold Your Fire" (1987) e "Presto" (1989), che abbracciano sonorità più leggere e riflessive. La maturità artistica dei Rush emerge in brani come "Time Stand Still" e "Show Don't Tell", due canzoni che incarnano bene una fase più accessibile al grande pubblico della loro carriera.
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Oggi vi proponiamo "Subdivision", tratto da "Signals". Buon ascolto!