Lacrime, si, ma di gioia. La gioia di suonare.
Durante una lezione con un'allieva che ha iniziato da un paio di mesi, è successo di nuovo: lacrime, vere, di gioia.
Dopo pochissimi incontri, grazie al suo impegno, una lezione dedicata all'esecuzione di un pattern semplice, ma solido. Ed ecco che quelle note, quei “segni” sul foglio, fino ad un attimo prima astratti e magari anche monotoni, assumono un senso. Un senso sempre più chiaro e definito.
Così, senza che se lo aspettasse, propongo un brano che dall'impianto inizia a risuonare. Incito a suonare quello che avevamo appena provato. Inizia, con non poco scetticismo, quasi come per dire “E ti aspetti che io possa già suonare su un brano…?”.
Ed ecco la magia.
I colpi, prima poco decisi, poi via via allineati al tempo. Come provare ad andare in bici senza rotelle… Prendere sicurezza, consapevolezza.
Un sorriso inizia ad illuminare il volto concentrato, gli occhi si fanno più rossi e via… Delle lacrime solcano le guance mentre scoppia in una risata: “Ma che bello suonare sulla musica davvero!”. La sua gioia.
E anche la mia.